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Archive for 7 settembre 2012

7/9

Quello che sarebbe piaciuto a me, e a molti miei colleghi, sarebbe stato vedere non dico il Presidente, uomo messo lì per tagliare “i rami secchi”, ma almeno il Direttore, chiamarci in sala riunioni e parlarci a cuore aperto.

NOI SIAMO PERSONE.

Non siamo macchine, trattori, automi. Siamo gente con degli ideali. Alcuni possono essere anche stronzi, approfittatori, ma molti altri sono brave persone, legate al proprio lavoro da una passione che li tiene qui da anni. Non basta. La comunicazione l’ha fatta arrivare via mail l’11 di agosto. Gente che è tornata dalle vacanze e che ha saputo che la SUA agenzia avrebbe chiuso da lì a pochi mesi. Un po’ di rispetto. Abbiamo una dignità. Quello che mi fa più incazzare è che il Direttore in questione cammina per i corridoi come se niente fosse, va alla macchinetta e chiacchiera del più e del meno.

Fa solo che non incontri mai il suo sguardo, altrimenti potrei polverizzarlo.

*aggiornamento* del 11/9

Posto il fatto che sicuramente il tipo sarebbe ben difficile da polverizzare (ci riesco con tanti, ma con tanti no!)…

Ieri è arrivata una nuova e-mail dalla sopracitata persona. Lasciando perdere il preambolo per cose pratiche, ad un certo punto gli è sembrato “doveroso” esprimere il suo pensiero e il suo punto di vista. Prima dice che è certo che tutti noi dipendenti abbiamo a cuore le sorti della NOSTRA azienda, che siamo seri, responsabili, che mettiamo impegno nel nostro lavoro, etc.. poi ci spinge a pensare al futuro, e di come VENDERE SEMPRE DI PIU’. Dice che tutti, nessuno escluso, ha un ruolo importante e che nessuno esiste, lavorativamente parlando, senza l’aiuto e il supporto degli altri. Ci rinnova l’invito “a dare sempre il massimo per migliorare la situazione ed invertire la tendenza ormai da troppo tempo negativa”, ci chiede di metterci in discussione e vedere il lato positivo perché c’è sempre (!!!). ci chiede di tirare fuori tutte le nostre energie, metterci più grinta e lavorare a testa bassa guardando sempre avanti e mai indietro. E per finire: non molliamo.

Ecco, io ieri sono uscita che volevo piangere. Dalla rabbia. Ecco che ancora una volta siamo considerati dei lavoratori, prima che delle persone. Come se la colpa della crisi sia nostra. Come se tutto quello che ci sta piombando addosso sia colpa nostra, che dobbiamo essere noi a risollevare le sorti dell’azienda. E pure del mercato? E una fettina di culo no eh? Sono arrabbiata. Perché queste belle parole da motivatore a me fanno l’effetto contrario. Mi viene da dare le dimissioni domani. Fanculo.

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